BABY ROUTINE: LA NANNA
I primi tre mesi di Emma sono stati tragici. Ogni volta che
doveva addormentarsi iniziava a piangere
disperata. Le ho provate tutte:
cullarla da seduta e in piedi, allattarla, darle il ciuccio, andare su e giù
per le scale. A volte queste soluzioni avevano effetto immediato, altre
impiegavo almeno 1 ora per farle chiudere gli occhi!
Le mamme più curiose e organizzate come la sottoscritta
immagino abbiano già letto una serie infinita di libri sull’accudimento del
neonato, ma mi sento di darvi un consiglio: non fatevi nessuna idea prima che nasca il vostro bimbo! Io ero
convinta di usare il metodo di Tracy Hogg sin dalle prime ore di vita.. beh…
sono cascata a piè pari nelle braccia dell’amore della mia piccola. Appena la
sentivo piangere correvo a sollevarla e coccolarla, la tenevo stretta a me, la
“ninnavo” su e giù per mezz’ore.
Solo arrivata al terzo mese quando ormai pesava più di 7 kg,
le mie braccia e la mia pazienza sono
arrivate al limite! Mi sono resa conto che avevo insegnato a mia figlia ad
addormentarsi in braccio o a passeggio o con delle lievi pacche su popò! Quanto
mai!!!
E così ho iniziato lo “svezzamento”
da me stessa. Ho tolto passo passo ogni piccolo vizio iniziando dal
cammino. I primi momenti in cui stavo seduta piangeva a dirotto, dopo un giorno
ne faceva già a meno. Poi ho tolto il movimento delle braccia su e giù ed
infine le pacchette sul sederino. Quando, dopo circa due settimane, riuscivo a
farla addormentare il braccio senza tutti questi meccanismi, ho iniziato ad
insegnarle ad addormentarsi da sola nella culla.
È stato molto utile segnare in una tabella l’orario in cui
si addormentava, cosa aveva fatto prima, a che ore aveva fatto la poppata, in
che modo si era addormentata, che routine ho utilizzato. Ecco qui uno schema
libero che potete scaricare e riempire con i vostri dati.
Non è stato facile,
perché ormai aveva acquisito nel tempo sempre nuovi modi di addormentarsi. Ho
introdotto uno schema fisso di nanna: stesso luogo, stesse musiche, stesse
parole, stesso procedimento di messa a letto. Ogni volta che piangeva, se non
riuscivo a calmarla con parole dolci e carezze sulla schiena, la prendevo in
braccio senza far altro, né ninnala né camminare. Appena calma la riponevo
nella culla. Così facendo al compimento del 5 mese, mentre eravamo in montagna
per un weekend, Emma ha imparato ad
addormentarsi da sola! E con mia grande gioia lo fa ancora oggi ad un anno
e mezzo.
Certo ci sono e ci saranno sempre momenti di crisi, ma non
sono un robot quindi le coccole e gli abbracci quando servono ci sono eccome
(anche perché la mamma ne necessita ancora mooooolto)!
Ogni volta che andiamo e torniamo dalla vacanza ha dei
piccoli momenti di “reset” in cui
torna a volere le coccole e a piagnucolare prima di addormentarsi, ma in quei
momenti ho capito che le devo solo stare vicino e dare sicurezza ricordandole
che sono sempre al suo fianco.
Ci sono altre due vecchie scuole di pensiero
sull’addormentamento sulle quali potete farvi idea leggendo articoli qua e là
sul web: il co-sleeping e il metodo
“fate la nanna” di Estevill.
Non vi riassumo le due teorie perché una volta scelta quella
della Hogg, non ho avuto necessità di approfondirle. Semplicemente non le ho
scelte perché quando è nata la mia primogenita sentivo che questo era il metodo
che andava meglio per noi due. Infatti, mi sono resa presto conto che ad Emma non piaceva stare in braccio o avvolta,
voleva sentirsi libera. E anche adesso che è grande, non è una bimba che cerca
continuamente coccole e baci, anzi!
Sono convinta che ogni mamma debba sentirsi di fare ciò che vuole con il proprio bimbo,
sempre pensando al presente e al futuro. Sapere che un giorno la mia bimba si
sarebbe dovuta addormentare in altri lettini e con altre persone, mi ha fatto
capire che dovevo insegnarle ad addormentarsi da sola. Meno male che ci sono
riuscita. E meno male che a sostenermi c’è stata una mia cara amica, e collega,
che è sempre presente per darmi questi consigli di vita sia pratica che
teorica!!!
Ricordatevi anche che se scegliete di proseguire con un
metodo devono applicarlo tutti coloro
che stanno in contatto con il bambino. Se notate che non vi ascoltano,
levategli il neonato dalle braccia e pensateci voi! Non fatevi scrupoli e fate
capire che se vogliono stare con il bimbo devono fare ciò che voi chiedete! È
vostro figlio!!Se vogliono davvero essere d’aiuto fategli fare lavori
domestici, o fate in modo che escano di casa così da evitare di assillarvi con
consigli che sapete che non seguirete.
Il libro da cui ho preso spunto si intitola “Il linguaggio segreto dei neonati” di
Tracy Hogg, ed il suo sequel “Il tuo
bambino: tutte le risposte”.
Ci sono nei paraggi altre “Hoggiane” come la sottoscritta?
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